VAN MORRISON, 2010-2019: To Be Born Again

Tralasciando i tanti album di cover o antologici pubblicati durante il decennio, dal 2010 ad oggi Van Morrison ha realizzato praticamente solo tre album di originali, tre album che testimoniano la sua evoluzione artistica di cantante, poeta, autore e musicista. Ebbene ogni album pubblicato porta dentro sè il percorso della sua vita in modo tangibile, una vita che non risparmia nessuno dai dolori e le difficoltà. E proprio quest'ultimi definiscono in parte un album come Born To Sing: No Plan B (2012), che subisce inevitabilmente i disagi dei fatti privati che lo precedono (la storia di un figlio perduto, mai riconosciuto, avuto da una presunta relazione extra coniugale e la susseguente separazione dalla moglie ex modella irlandese Michelle).
Nonostante un'atmosfera rilassata e degli arrangiamenti ben calibrati Born To Sing è un album avaro di reale romanticismo, infarcito di riferimenti negativi (If in Money We Trust), di rimpianti (End of Rainbow), ma soprattutto assente di quei grandi pezzi capaci di farci sognare ed emozionare al tempo stesso, forse come mai prima era successo. Purtroppo gli anni passati tra litigi e avvocati  non avevano seminato nulla di buono.

Il percorso (inteso come tempo) che lo porta poi al successivo e splendido Keep Me Singing (2016) sembra fargli superare il recente passato ma l'imminente morte della madre Violet (anche lei assidua cantante fino all'ultimo a cui forse dedica la title track) aumenta i suoi sentimenti di struggente nostalgia (Memory Lane, In Tiburon) e tenera malinconia; Van adesso si sente solo, quasi abbandonato (Out in The Cold Again).
L'album, decisamente autobiografico, è il riflesso di un artista che ha comunque metabolizzato il proprio dolore in modo positivo, recuperando sensibilità artistica e lato romantico. E così Van recupera se stesso, ritrova forma e sostanza a livelli che oramai sembravano quasi insperati. Infarcito di archi, Keep Me Singing fu stato salutato dalla critica come il suo disco migliore dai tempi di Back on Top (1999) o al massimo di Down The Road (2002). 

Ma veniamo al presente.Van recupera la serenità perduta, i concerti e le interviste di questi anni lo ritraggono sempre sorridente e i suoi rapporti sociali sembrano raffigurare una persona realmente diversa; la sua filosofia spirituale incontra nuove strade e brani come Transformation o Spirit Will Provide sono preziosi testimoni di questo suo nuovo percorso. 

Three Chords and The Truth (2019) è il capitolo finale e il più alto (artisticamente parlando) di un trittico che mostra la rinascita di uno dei grandi artisti del nostro tempo.
Il tempo trascorso ha ulteriormente dissipato i brutti ricordi e le canzoni del nuovo album, che mantengono le qualità compositive del disco precedente, si avvalgono adesso di maggiore energia e positività, un vigore interpretativo e musicale che si percepisce fin da subito e che a livello di impatto generale fa la differenza. Van ha momenti di gioia assoluta "dammi il cinque, è così bello essere al mondo" (Up On Broadway), di speranza e luminosa spiritualità "sono seduto sul pianerottolo guardando al nuovo giorno che arriverà" (Dark Night of The Soul), di incantevole dolcezza poetica (Days Gone By, March Winds in February, If We Wait for The Mountains).

In Three Chords and The Truth Van Morrison recupera una passione tipicamente giovanile, quella vitalità emotiva capace di donare una luce diversa, una luce di cui bellezza e arte, ai loro massimi livelli, si sono sempre cibate.








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